






In base alla diversa disposizione della fibra di trama sull’ordito si possono distinguere, in Sardegna, due categorie di tecniche compositive: le strutture a spirale e le strutture ad incrocio.
A queste si aggiungono gli intrecci usati per i rivestimenti abitativi e le lavorazioni “artistiche” (lavorazione della palma in occasione della Pasqua).
Gli intrecci dei panieri e delle corbule (batteria di cesti detta “su strexiu de fenu” o “sa scrarìa”, comprendente tre panieri e tre corbule, tutti di forma tronco-conica rovesciata) seguono la tipologia a spirale.
La spirale è costruita con un fascio di materia più rigida che, mediante l'ausilio dell'acqua e di uno strumento perforante, è fermato da punti a loro volta spiraliformi che avvolgono il fascio di riempimento, ancorandolo anche al giro precedente.
Dalla variazione dell’angolo di accostamento della nuova spira a quella precedente, si ottengono le varie forme del cestino.
La diversità dei materiali vegetali caratterizza le tipologie dei manufatti.
I cesti possono distinguersi in:
− ordito in culmi di grano e trama in fibre di giunco;
− ordito e trama in fibre di asfodelo;
− ordito in culmi di grano o fieno marino e trama in fibre di palma nana o rafia.
Altre varianti consistono nella realizzazione delle decorazioni.
Materiali vegetali
Asfodelo (Asphodelus microcarpus): si raccoglie appena prima della fioritura quando lo scapo sostiene fiori ancora in bocciolo, momento in cui è malleabile e non eccessivamente morbido;
Fieno di grano duro (Triticum durum - varietà indicata “grano Kappelli”): la raccolta deve avvenire con mietitura manuale a maturazione del frumento. Il fusto deve avere una lunghezza compresa tra 30 e 40 cm;
Giunco (Juncus acutus): la raccolta comincia da fine aprile ai primi di giugno appena l’infiorescenza, posta quasi all’estremità dei culmi a breve distanza dall’aculeo terminale, comincia a maturare ed essiccarsi. Gli steli devono avere una lunghezza compresa tra 130 e 150 cm.
Oltre al giunco propriamente detto (in sardo su zuncu de zinnìgas), largamente impiegati sono gli steli di altre varietà di erbe palustri: il cipero (sèssini o sèssene), il falasco (zinnìga o sinnìga o anche sega didus, ossia taglia dita), il saracchio (craccùriu o craccùli), il giunchetto o scirpo (zinnìga o tinniga) ed il biòdolo o giunco fiorito (o allu de aqua po istòias).
Palma nana (Chamaerops humilis): raccolta nel periodo primavera-estate, generalmente nelle ore più calde, in quanto le fibre oppongono meno resistenza al taglio; Rafia (Raphia cuffia) di importazione.
Operazioni preliminari: preparazione delle fibre
Preparazione del giunco
Dopo la raccolta si procede alla essiccazione al sole del materiale. I culmi di giunco al termine, circa una settimana, presentano un colore uniforme giallo-verdognolo; in seguito sono conservati a temperatura ambiente, in locali asciutti e con poca luce. Al momento dell’impiego ogni stelo di giunco viene diviso manualmente, nel senso longitudinale, con l’ausilio del coltello o del punteruolo, in 2-6 fibre (o fili) dello spessore di 0,5-2 mm. Le fibre devono essere della stessa lunghezza dello stelo. Si prosegue con la raschiatura interna delle fibre con l’ausilio della lama di un coltello, per eliminare i residui di midollo spugnoso. Al termine delle operazioni, la fibra di giunco si presenterà molto sottile e flessibile.
E’ raccomandato un trattamento sbiancante tramite esposizione ai vapori di zolfo per massimo 10 minuti. In alternativa è possibile sbiancare direttamente i manufatti inserendoli in un forno. Al termine dell’operazione le fibre di giunco dovranno essere di colore giallo paglia, tendente al chiaro.
Preparazione del fieno di grano duro
Prima della lavorazione gli steli di grano duro devono essere conservati a temperatura ambiente, in locali asciutti e con poca luce, avendo cura di eliminare la spiga dal fusto e lasciando unicamente una piccola parte della rachide nel punto dove inizia l’infiorescenza. Al momento dell’utilizzo il fieno viene preparato spezzando il fusto in corrispondenza dell’ultimo nodo di accrescimento, così facendo viene anche eliminata la guaina formatasi durante lo sviluppo fogliare. Tale operazione avviene manualmente tramite una leggera pressione sui punti di rottura delle fibre vegetali in corrispondenza dei nodi. Il fieno così ottenuto non deve presentare nodi di accrescimento, la parte utilizzabile è proprio quella fra l’ultimo accrescimento e la spiga.
Preparazione dell’asfodelo
Dopo il raccolto, le piante vanno lasciate al sole ad asciugare, in genere sparse a mazzetti e ventagli nei cortili; gli steli in una ventina di giorni perdono gran parte dell'acqua e sono pronti ai successivi trattamenti. Dopo questa prima essiccazione vengono spaccati verticalmente (con un coltello a punta) partendo prima dalla metà fino all'apice, poi dalla metà alla radice e una volta divisi vengono fatti essiccare al sole e ritirati all'imbrunire per non far risentire dell'umidità. In seguito gli steli vengono riuniti in grossi fasci (“Sos Mannugios”) e riposti in luoghi asciutti dove possono essere conservati. Prima di cominciare il lavoro di intreccio, gli steli devono essere idratati in apposite vasche per circa 5 ore in modo che diventino teneri e flessibili. Dopo circa un giorno di attesa si separa la corteccia dalla parte midollare della pianta; vengono suddivisi in 3 parti “Sas Currias Nieddas”, “Sas Currias Biancas” e “Sas Matas”, che sono rispettivamente la parte esterna, intermedia e interna dello stelo. Le prime due, Sas Currias, servono per produrre i motivi sul cestino, queste vengono avvolte e cucite attorno a Sas matas.
Preparazione delle foglie di palma nana
La palma nana, prima di essere utilizzata viene essiccata e successivamente trattata con particolari sostanze sbiancanti, in modo tale da rendere la sua colorazione più uniforme e neutra.
Avvio della lavorazione
La base di partenza è una piccola spirale di ordito, intorno alla quale si impostano le prime connessioni di intreccio per mezzo della trama fissata, all’inizio, con un doppio nodo a punto basso al quale se ne contrappone uno opposto a punto alto. In questo modo si hanno, intorno all’ordito, due strutture elicoidali della trama che si agganciano tra loro rendendo compatto il complesso dell’intreccio. La conclusione dell’avvolgimento della prima spira di ordito si raggiunge quando si doppia il punto di partenza della spirale. Da questo punto in poi ogni spira di ordito viene legata alla precedente tramite una fitta sequenza di punti di cucitura (punti alti).
Nel caso di ordito di fieno di grano duro, la prima spira viene realizzata riunendo in un mazzetto alcune fibre di giunco grezze, in quanto il fieno non sopporta di essere piegato al di sotto di un certo raggio di curvatura. A partire da un diametro di circa 4 cm, si procede a sostituire giunco grezzo con un fascio di fieno. Deve tuttavia restare nell’ordito una sola stringa di giunco grezzo per conferire al cestino maggiore robustezza.
Realizzazione punti di cucitura
Con l’ausilio del punteruolo viene creato un foro nel bordo del fascio di ordito della spira inferiore, dentro al quale viene fatta passare la stringa che cuce l’ordito inferiore e avvolge l’ordito della spirale in esecuzione. La distanza tra un punto di cucitura ed il successivo (passo) deve essere pari allo spessore della fibra della trama avvolgente. Per conferire maggiore consistenza all’intreccio è indispensabile che le fibre della trama siano ben tese ed i passi non troppo distanti tra loro. Durante tutta la lavorazione occorre bagnare le fibre vegetali per aumentarne la flessibilità.
Tra i punti di cucitura si possono eseguire:
− punto fisso, cioè ad ogni giro di stringa corrisponde un punto con l’ago (lavorazione punto a punto);
− a punto attorcigliato o a punto largo se si mette un punto con l’ago dopo diversi giri di stringa (lavorazione a lazzus);
− punto catena, non si usa l’ago, ma si lega un giro all’altro fissando la stringa nel giro precedente. I
l cestino più pregiato, più antico e più duraturo è quello a punto fisso.
Realizzazione del piano orizzontale
Quando il fascio di riempimento comincia ad esaurirsi viene integrato con del nuovo. Questo deve essere inserito nell'ordito evitando accuratamente che il punto di inserimento possa essere facilmente distinguibile. Dal punto di partenza l’ordito e la trama continuano con connessioni a coda fino alla conclusione del manufatto. Le fasi successive risultano ripetitive.
Realizzazione dei bordi superiori del manufatto
La lavorazione della struttura verticale prosegue con la stessa tipologia di lavorazione. Le diverse forme ed inclinazioni particolari vengono conferite posizionando il fascio di ordito più internamente o esternamente rispetto al precedente. Anche l'inclinazione del punteruolo deve seguire lo stesso andamento.
Realizzazione delle decorazioni
Nelle tipologie di cestini in giunco e paglia di grano possono essere inseriti, nei punti di trama e d’ordito, dei pezzi di stoffa colorata. La parte iniziale dell’intreccio, alla base del contenitore, può essere decorata con un piccolo cerchio di stoffa damascata, incastonato tramite le suture della trama. Sui bordi superiori, infine, alla distanza di venti centimetri l’uno dall’altro, possono essere incastonati, a modo di farfalle, fiocchetti colorati. I decori possono essere realizzati anche con i giunchi colorati. I giunchi da colorare vengono fatti bollire con tinture ottenute da varie piante (noce, melograno, robbia).
Rivestimenti interni realizzati in raso possono foderare le pareti interne ed i coperchi dei cofanetti, delle piccole corbule ovali e dei vasi. Nelle tipologie di cestini in asfodelo le decorazioni si realizzano dalla combinazione delle sfumature di colore della parte esterna e intermedia dello scapo o stelo. I motivi ornamentali si attuano accostando le diverse tonalità di marrone delle fibre di trama, a partire in genere da una tonalità più chiara dello sfondo.
Nelle tipologie di cestini in fibre di palma nana o rafia la variazione di colore si realizza in fase di preparazione con diversa esposizione al sole o tinte con bollitura in cenere di lentisco. I motivi decorativi riproducono gli schemi stilizzati di figure zoomorfe e floreali che costituiscono motivi costanti di altri manufatti dell’artigianato tradizionale sardo, di solito comprendenti volatili, rosoni, stelle, foglie, merlature e cornici.
Le decorazioni sono realizzate con la tecnica della greca, cioè una serie di motivi uguali e concatenati: non si devono notare spezzature del motivo in nessun punto della circonferenza.
Rifiniture
Terminata la realizzazione del manufatto si procede alle operazioni di rifinitura. Gli elementi di fibra ed eventualmente di tessuto in eccedenza dovranno essere eliminati con l’ausilio delle forbici o bruciati su fiamma viva di carta o di paglia, tenendo i cesti ad una certa distanza per non annerirli. Alla base del prodotto può essere applicato un piccolo rialzo (piede o scalino) di altezza compresa tra 1 e 3 cm, e diametro pari a quello del manufatto. Il rialzo deve essere realizzato secondo il medesimo sistema di lavorazione e può essere eventualmente decorato con stringhe di taffettà.
Attrezzi impiegati
La lavorazione del “Intreccio artigiano - Sardegna” prevede l'impiego dei seguenti strumenti:
- punteruolo in ferro o in osso (su puntarolu, su raju, sa sua), utensile a forma di “T” composto da un manico in legno e da un ago in acciaio incastonato nell’interno o solamente in metallo. L’ago deve avere uno spessore di massimo 2 mm e lunghezza di massimo 10. Viene impiegato per creare i fori attraverso i quali far passare le fibre che creano la trama.
- forbicine (is ferrixeddus), piccole forbici con lame di circa 2 cm di lunghezza, impiegate per rifinire le fibre dell’ordito ed i ritagli di tessuto in eccedenza;
- coltello (s’arresoia) con punta bene affilata, impiegato per asportare le parti superflue dalla fibra o la corteccia dalla parte midollare della pianta; - recipiente e/o vasca, per contenere l’acqua impiegata per inumidire le fibre vegetali durante la lavorazione
(Disciplinare di Produzione Intreccio artigiano - Regione Autonoma della Sardegna)