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Ceramica

  • La figura stilizzata della gallinella, animale tra i più presenti nell'iconografia tradizionale sarda, caratterizza la serie di brocche in ceramica, proposte in tre diverse varianti di forma e dimensione.

  • Sono campanelle e fanno suggestivi suoni sempre differenti, le figure femminili in elegante abito riprendono con soluzione formale di citazione e sintesi i vestiti della tradizione sarda.

  • Due Pavoni e un cuore incorniciati da piccoli moduli di vasi, croci e uccelli, animano la ricca e dettagliata decorazione del piatto ornamentale realizzato su disegno originale del maestro ceramista Paolo Loddo.

  • Dalla passione e dallo studio della tradizione isolana nascono le figure ispirate alle maschere del carnevale barbaricino: Mamuthones, Boes e Merdules, modellati con arte e resi ancora più espressivi attraverso la colorazione scura per riduzione a contatto con la legna, sono realizzati con stampo

  • Le originali linee del vaso versatore sono ispirate dalle forme delle brocca Askoide della civiltà nuragica, in una soluzione di grande sintesi formale con l'utilizzo di smalto bianco e metallico cangianti in campiture nette.

Il settore

La lavorazione della ceramica nel territorio isolano è testimoniata fin dal Neolitico con caratteristiche distintive che evolvono nel periodo nuragico. Le produzioni fittili del Neolitico interpretano la forma femminile, rotondeggiante anche nelle produzioni di vasellame, rappresentazione della Dea madre. Nella ceramica nuragica la figura è asciutta e stilizzata ed esprime la forza della guerra.
 
Nei periodi che seguono, la consistente circolazione di ceramiche importate, legate alle diverse culture che interagiscono con la Sardegna, rende difficile definire quale fosse la produzione locale, produzione che acquista con certezza espressione autonoma nell’età moderna, perdurando con caratteristiche stilistiche e con procedure tecniche quasi inalterate fino a tempi recenti.
 
La lavorazione è la terracotta, che può essere ingobbiata ed invetriata. Le forme sono poche e funzionali eseguite al tornio: le brocche, marigas, i recipienti, sciveddas, i tegami, pingiadas, i fiaschi, frascus, le ciottole, discus, e alcuni tipi di bricchi e versatori.
 
Il contesto è rurale, di sussistenza agreste e pastorale. Sono oggetti che supportano le attività quotidiane, il trasporto e alla conservazione dell’acqua, la panificazione, la preparazione dei dolci e dei cibi. Eppure non sfuggono agli abbellimenti e alle caratterizzazioni espressive. Le versioni festive appartengono ai giorni solenni, alla ricorrenza, al rito, sono lustro nel corredo. Vengono elaborate dai figuli più capaci, grafite e decorate con aggiunte plastiche, con motivi vegetali e con figure di santi e altri simboli religiosi e benauguranti.
 
Queste produzioni che appartengono alla cultura materiale locale, insieme alle produzioni di altri settori artigianali come la tessitura, l’oreficeria, l’intaglio e la cestineria, custodiscono un linguaggio segreto, intimo e suggestivo.